Le Strutture

Teatro Alessandro Guardassoni

Le origini
Il teatro è posto al primo piano dello storico palazzo Montalto (oggi sede del Collegio S. Luigi), così denominato in onore di papa Sisto V (nativo appunto del paese di Montalto), che lo fondò alla fine del 1500 destinandolo a collegio universitario per i giovani marchigiani e tale rimase fino alla Rivoluzione Francese. A seguito delle soppressioni napoleoniche il palazzo passò a proprietà privata. Solo nel 1873 diventò la sede dell’attuale collegio. È assai probabile che la sala, attualmente adibita a teatro, fosse nella residenza privata soltanto un elegante salone per balli e ricevimenti, in cui la balconata serviva ad ospitare l’orchestra.

Tra Seicento e Settecento
La formazione dei giovani universitari comprendeva, oltre a dispute ed esercitazioni scolastiche, saggi di recitazione, e già nel 1605 si ha notizia dell’esistenza d’un teatro nel collegio, poiché in quell’anno, durante il carnevale, gli studenti si esibirono nel Pastor Fido, dramma pastorale del ferrarese Giovan Battista Guarini. L’attività del teatro seguitò nel Settecento, “sempre con grandissimo concorso di dame, cavalieri, religiosi, e d’uomini e di donne, tanto che le rappresentazioni venivano replicate sino a quattro – cinque volte”. Il Ricci fa menzione ad «un teatrino alzato nel Collegio Montalto», ove nel carnevale 1709 si recitava un’opera, senza altro precisare.

La costruzione del 1879
La necessità di disporre di un adeguato spazio per esercitare quella che può essere definita la ginnastica dello spirito spinse i padri Barnabiti ad affidare all’architetto Francesco Gualandi il progetto di un vero e proprio Teatro, da adattarsi nel salone dei ricevimenti della nuova sede. L’opera fu portata a termine il 15 febbraio 1879.

Struttura e decorazioni

Forma attuale e funzione

Dati tecnici
Il palcoscenico è largo m 5.50, profondo m 4.60, alto m 5.10; è dotato di graticcio originale, capienza della platea 124 posti.
Si tratta di un’opera dall’acustica ottima e di proporzioni molto gradevoli.Il Teatro presenta pianta rettangolare con una balconata a fascia continua, sorretta da mensole con voluta, che corre sui tre lati.
Sul lato corto, di fronte al palcoscenico, essa assume il carattere di loggia (in cui è racchiusa la galleria ora non più agibile) caratterizzata da sottili colonnine che sorreggono cinque arcate a tutto sesto.
Il teatro venne costruito nell’ottica di un progetto di formazione del giovane che doveva comprendere, oltre all’educazione, all’istruzione e all’esercizio fisico, anche la consapevolezza del proprio gestire e parlare in pubblico che veniva perseguita tramite la recitazione, il canto ed il ballo. Il collegio utilizza oggi questo spazio per attività di supporto alla didattica, conferenze, saggi, laboratorio teatrale e saltuariamente per spettacoli a scopo benefico.

Decorazione

La decorazione di gusto eclettico, costituita da elementi in stucco e pitture, è assai ricca ed elegante, in particolare sul soffitto, ove spiccano tre medaglioni ovali con mazzi di fiori e al centro l’allegoria della Fama. Le opere sono di Alessandro Guardassoni, autore delle parti pittoriche insieme a Guglielmo Minelli.

Al Guardassoni si devono in particolare:

la Fama sul soffitto (qui a lato – restaurata dopo che nel 1919 venne danneggiata da un incendio causato da una pellicola cinematografica);
i putti a lato dello stemma del Collegio;
un sipario che raffigura l’incontro di Dante e Virgilio.
Il pavimento a mosaico è opera di Costantino Diana
le porte dipinte sono di Antonio Sacchetti.

Lo Stemma del Collegio

Lo stemma raffigurato nel teatro è costituito da un vascello che esibisce sull’albero maestro il vello d’oro, conquistato ad Argo dal famoso Giasone. In basso sullo sfondo la città di Bologna. Motto: PROPERE ET PROSPERE, invocazione ed allusione agli astri propizi che si scorgono sulla sinistra. Protettore: S. Francesco Saverio. Lo stemma apparteneva all’Accademia letteraria degli Argonauti che, fondata nel XVII secolo, consisteva nell’educarsi nelle belle lettere, nelle arti liberali, disegno, suono, ballo e nelle scienze matematiche oltre che teologiche e filosofiche.

Chiesa Sant’Antonio

Tre Epoche, tre vite.
E’ la storia di tante chiese in tante citta’ italiane.
I motivi, almeno nel nostro caso, possono essere riassunti a due.
Innanzi tutto il progredire o meglio il cambiare dei gusti artistici; il Seicento, sopratutto, divenne colpevole di tante eliminazioni di chiese romaniche e gotiche con il motivo ufficiale di ampliare gli spazi per il culto. In realta’, non si comprendeva piu’ l’austerita’ del romanico e la spiritualita’ del gotico e si preferiva la sfarzosita’ del Barocco.

Nell’Ottocento, invece, motivi di tanti cambiamenti sono state le soppressioni, quella Napoleonica prima e quella del Governo Italiano poi, che occuparono tanti conventi e chiusero o vendettero chiese che in molti casi, almeno temporaneamente, furono adibite ad altri usi.

Tornando alla Storia di questa chiesa, nata gotica nel 1328 con pitture di Vitale da Bologna, fu demolita perche’ troppo piccola ed e’ rinata “a fundamentis” Barocca nel 1625 su disegno di Bonifacio Sacchi e Floriano Ambrosini per adattarla in ampiezza al Collegio Montalto sorto da pochi anni (1586) per volere di Papa Sisto V (1580-1585) nel luogo dell’ormai decaduto convento-ospedale dei Frati del “T”.

In questa fase le pitture sono tra le piu’ famose dell’epoca.

Scrive l’Oretti nel Manoscritto BIIO:
“in questa chiesa vi sono opere famose delle prime del paese” anche se aggiunge “ma purtroppo sono state ripulite con poco amore”.

Ricordiamo quindi la Predica di S. Antonio di Ludovico Carracci, la Madonna di Francesco Brizio e la “Pietà” di Alessandro Tiarini. La Chiesa allora aveva anche stucchi di Giovanni Tedeschi.

Nel 1797 ci fa la soppressione Napoleonica.

Anche questa chiesa fu sconsacrata e adibita temporaneamente a sala della Repubblica Cisalpina per poi essere venduta a privati (e divenne magazzino) assieme all’ex Collegio Montalto.dipinto

Nel 1873 fu acquistata dai Padri Barnabiti sempre con l’attiguo ex palazzo Montalto per farvi rinascere il Collegio San Luigi (da 5 anni sfrattato da via Castiglione)

Cosi’ a poco a poco rinasceva anche la Chiesa di San Antonio Abate. Prima fu cappella privata del Collegio, poi nel 1890 venne aperta al pubblico restaurata nella sua architettura con decorosa semplicita’, ma adornata da due importanti e straordinarie pale: la “Crocefissione” di Lavinia Fontana e “l’Immacolata” del Calvaert provenienti dalla chiesa di Santa Lucia di via Castiglione.dipinto2

Nel 1902 fu collocata la pala centrale raffigurante il “Sacro Cuore con i Santi Antonio Abate e Antonio M. Zaccaria” di Fabio Fabbi.

Infine nel 1982 furono collocate sulle pareti laterali del presbiterio il “Battesimo di Gesù” e il “Martirio di San Cleto” di Giovanni Battista Bagnacavallo, provenienti dall’ex chiesa di Santa Maria del Morello o dei Crociati di proprietà dei Barnabiti.

Cronologia

1324
Frate Antonio da Curia dei Frati Antoniani di Nonantola compera la proprieta’ dal glossatore Accursio
1328
Costruzione della Chiesa con il titolo “San Antonio in Meditullio” in stile gotico e dell’annesso Ospedale diretto dai “Frati del T (Tau)”
1393
La Chiesa, già “Commenda”, diventa “Priorato”.
1586
Papa Sisto V compera la chiesa e l’ospedale per farne il Collegio Montalto, per i giovani universitari delle Marche.
1615
Ricostruzione “a fundamentis” su disegno di Bonifacio Sacchi e Floriano Ambrosini.
1797
Soppressa da Napoleone diventa “La Sala Cisalpina” in seguito comperata da privati e trasformata in magazzino
1873
Viene acquistata dai Padri Barnabiti con l’annesso Palazzo Montalto per trasferirvi il Collegio San Luigi, quindi ritorna ad essere chiesa di San Antonio Abate.

Biblioteca Ambrogio Mazenta

Orario

LUNEDÌ – VENERDÌ:
8.15 – 13.30 14.00 – 18.00

Cataloghi strumenti orientativi

Sono a disposizione degli utenti:

  • catalogo per autore e titolo
  • catalogo per soggetto
  • catalogo informatizzato (Sebina) per le accessioni dopo il 1991
  • catalogo informatizzato (WinIride) per il materiale multimediale
  • regolamento della biblioteca
  • guida cartacea esplicativa

Consistenza
Libri: oltre 40.000
Videocassette
Cdrom – Cdaudio – Dischi
Servizi
Sala di lettura
Sala di Consultazione
Lettura di cdrom
Sala multimediale: computer, videolettore, proiettore, lavagna luminosa
Fondo Antico e Barnabitico

  • 1752 Il Collegio di S. Lucia dei Gesuiti, grazie ad un lascito di Monsignor Francesco Zambeccari, viene dotato di una copiosa libreria: è la prima Biblioteca pubblica di Bologna.
  • 1797 La gestione della Biblioteca, assieme al Collegio, passa ai Barnabiti. Il primo bibliotecario è p. Ughi, a cui succede p. Vogli.
  • 1805 Dopo le spoliazioni napoleoniche, che avevano determinato la confisca del patrimonio librario e la chiusura, la Biblioteca riapre. E’ prefetto della Biblioteca P. Scandellari, che si adopera per la restituzione dei libri perduti.
  • 1869 Il patrimonio librario di S. Lucia è nuovamente confiscato e trasportato nella Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio.
  • 1873 Con l’acquisto del Palazzo Montalto i Padri Barnabiti si dedicano alla ricostituzione della Biblioteca, che viene collocata nella stanza chiamata “Sala S. Paolo”, oggi sede del Fondo Antico.
  • 1978 La necessità di spazio determina lo spostamento della Biblioteca nella cosiddetta “Galleria Mazenta”, fino ad allora usata per le attività di svago dei convittori e per il ricevimento delle famiglie. La Biblioteca viene quindi intitolata a p. Mazenta, illustre architetto barnabita. La Biblioteca è a disposizione per l’uso scolastico interno ed è aperta al pubblico. Ecco come si presenta ora la sala di lettura principale della biblioteca.
  • 1980 Il Ministero per i Beni Culturali assegna per quattro anni tre laureati e un diplomato per la schedatura.
  • 1981 La Biblioteca acquista un fondo antico, chiamato “Fondo Romano”, proveniente dal Collegio S. Carlo a’ Catinari di Roma (1065 volumi).
  • 1982 Viene tracciato un primo bilancio della nuova Biblioteca. L’animatrice instancabile è la dottoressa Anna Balsamo. Oltre alla presenza quotidiana di una bibliotecaria a tempo pieno, si avvale della collaborazione volontaria di alcuni genitori di allievi del San Luigi. Viene pubblicata una guida completa alla Biblioteca.
  • 1983 Inizia la pubblicazione dei “Quaderni della Biblioteca Mazenta”, che testimoniano l’attività della Biblioteca nell’organizzazione di Mostre, Convegni, Conferenze e iniziative didattiche. Al gennaio 2001 sono stati pubblicati ventisei numeri.
  • 1986 Inizia l’attività a tempo pieno come bibliotecaria la dottoressa Bettina Bentivogli.
  • 1987 Viene redatto e pubblicato il “Regolamento”, sotto la direzione della dottoressa Balsamo. La “Relazione” che accompagna il regolamento illustra le molteplici attività della Biblioteca.
  • 1991 Inizia la catalogazione elettronica delle nuove accessioni.
  • 2001 Inizia la ristrutturazione del settore dedicato agli audiovisivi e l’organizzazione della nuova sezione multimediale.
  • 2002 E’ attivo il catalogo informatico dei cd-rom (programma WinIride) ed è in fase di ampliamento la sezione del sito dedicata alla biblioteca.

FONDO ANTICO BARNABITICO (XVI – XIX SEC)

Si è ritenuto necessario sistemare il Fondo Antico in un locale distinto, per le caratteristiche peculiari delle opere sia dal punto di vista morfologico, dovuto alla loro rarità, al supporto materiale su cui sono stampate, alle illustrazioni, alla tipografia donde sono uscite, sia dal punto di vista del contenuto (argomenti trattati, postille autografe…) che, non avendo carattere divulgativo, attrae una massa di Lettori più limitata e specialistica. Si è voluto, in tal modo, proteggere il materiale, posto tutto in scaffali aperti, e fornire una sala più tranquilla agli studiosi. Per la disposizione del Fondo Antico si è adottata una suddivisione ampia per materia, usando il sistema bibliometrico (i volumi sono raggruppati secondo l’altezza): ciò per economia di spazio, per l’estetica e per la buona conservazione dei libri stessi, poiché l’accostamento di volumi di diversa altezza provoca spesso l’inclinazione e quindi il danneggiamento dei più alti. Occorre aggiungere che la maggior parte dei libri editi nell’Ottocento sono stati collocati, per ragioni di spazio, in una sala attigua a quella del Fondo Antico (la “Sala Ottocento”), mantenendo inalterato il sistema di collocazione. La suddivisione per materia è così siglata: F.A.R. = Fondo Antico Religione F.A.L. = Fondo Antico Lingua e Letteratura F.A.S. = Fondo Antico Scienze storiche e sociali F.B. = Fondo Barnabitico

Laboratorio di Fisica

Laboratorio di Geologia

Il fascino di un antico fossile, il luccichio di un minerale, la strana storia di una roccia sono certamente iin grado di attirare la curiosità di un osservatore.

geologiaL’aula nasce dal desiderio di mettere a disposizione degli studenti dell’Istituto, e anche dei visitatori esterni, un breve ma interessante percorso di conoscenza nel variegato mondo delle scienze geologiche.

Attraverso l’ausilio di pannelli didattici, e soprattutto di alcuni reperti della ricca collezione scolastica, riesumati per l’occasione dalle loro bacheche e messi a disposizione del contatto diretto del pubblico, si è cercato di rendere gli argomenti più vivi e attraenti.

Alcuni strumenti di laboratorio e un quaderno con suggerimenti di lavoro, hanno il compito di stimolare il coinvolgimento degli studenti guidandoli ad esempio nel corretto riconoscimento di una roccia o nella determinazione delle caratteristiche chimiche e fisiche di un minerale.

Museo di Scienze Naturali

Il museo nacque per iniziativa di Padre Pietro Rosati, celebre latinista ma anche appassionato cultore di ornitologia, mineralogia e botanica. Il Padre Barnabita, durante il suo periodo di permanenza a Bologna, si prodigò con grande passione nell’arricchimento delle collezioni naturalistiche del Collegio San Luigi, organizzando e ampliando l’allestimento museale, in particolar modo nel decennio compreso tra il 1894 e il 1904.
La raccolta dedicata all’avifauna, per il numero dei reperti, risultava a quel tempo una delle maggiori in Italia, e P. Rosati si occupava di aggiungere sempre nuovi pezzi che personalmente cacciava e imbalsamava. Al riguardo si legge in uno scritto di P. Andreani pubblicato nel 1948: “Lui aveva davanti alla mente il Museo di Storia Naturale da arricchire. Nessuna difficoltà, nessun sacrificio, nessun insuccesso potevano fermarlo. Aveva sempre il suo baule con tutti gli attrezzi della caccia e dell’imbalsamazione.”

La dotazione del museo è andata poi aumentando negli anni grazie a successivi lasciti e donazioni. Attualmente sono presenti più di novecento uccelli e circa centottanta tra pesci, anfibi, rettili e mammiferi, in rappresentanza della fauna autoctona ma anche esotica. Cospicue sono inoltre la collezione mineralogica e quella malacologica, con oltre mille pezzi ciascuna, mentre il numero dei fossili e dei reperti archeologici sfiora il centinaio.

Tra gli animali spiccano, per la mole e la curiosità che suscita, un grosso esemplare di leone, mentre il reperto più antico è quello relativo a un’oca lombardella del 1888. Gli animali esposti sono tassidermizzati, cioè conservati dopo la morte grazie a un processo di preparazione atto a ricostruirne forme e posture sotto la pelle originale opportunamente trattata.

Tradizionalmente venivano così preparati, a scopo di studio e divulgazione, i reperti zoologici destinati alle ostensioni negli antichi musei universitari di storia naturale: nel tempo i criteri museografici hanno subìto una notevole evoluzione e oggi questa modalità espositiva è considerata superata, anche se avere la possibilità di osservare così da vicino un animale, e poter verificare direttamente le sue dimensioni e i suoi caratteri particolari, può riservare comunque delle interessanti sorprese.